Discesa al Pozzo di Sant’Antonino
APERTURA SOLO SU PRENOTAZIONE
ANTICIPATA (almeno 48 h prima)
Ingresso
40 euro da 1 a 8 persone
La camera sotterranea può contenere un massimo di due persone alla volta
Per prenotare la tua discesa contattaci su: cattedralepiacenza@gmail.com
o sul 331 460 64 35 (dalle 10:00 alle 18:00)
Un’occasione unica per visitare il sottosuolo della città. Un viaggio nella storia lungo millesettecento anni, a quattro metri e mezzo di profondità. Il luogo in cui la tradizione cristiana vuole sia stato ritrovato il corpo del martire Antonino, patrono di Piacenza. Un sacrario databile al IV secolo, voltato e affrescato, accessibile al pubblico attraverso un’affascinante discesa (solo su richiesta).
La camera sepolcrale si trova nella piccola chiesa di Santa Maria in Cortina a Piacenza. Qui si narra che il corpo di Sant’Antonino (decapitato, secondo tradizione, nel 303) fu ritrovato in un ambiente ipogeo dal vescovo Savino, per essere poi traslato sul finire del IV secolo nella vicina chiesa di San Vittore, da quel momento dedicata al patrono.
Sul luogo del ritrovamento il vescovo Savino fece costruire una prima chiesa, a cui ne seguì una medievale, che fu a sua volta sostituita dall’attuale, ultimata all’inizio del XVI secolo. La memoria di quel luogo sopravvive ancora oggi alla venerazione dei piacentini: da qui il 13 novembre di ogni anno parte una processione che giunge nella basilica di Sant’Antonino e che ricorda il leggendario ritrovamento del corpo del martire, dopo che al vescovo Savino fu mostrata in sogno l’esatta posizione della sepoltura.
Durante i lavori di restauro dell’attuale edificio, sul finire dell’800, vennero alla luce straordinari reperti di età imperiale, tra cui il bellissimo” marmo Cecilio”, che dimostrano l’impiego di quest’area fin dal I secolo come necropoli posta immediatamente al di fuori delle mura urbane.
I visitatori avranno la possibilità esclusiva di calarsi proprio all’interno della camera ipogea dove è stato ritrovato il corpo di Antonino, unico esempio di questo tipo di ambiente conosciuto in città ancora intatto ed accessibile, alla profondità di quattro metri e mezzo.
Una volta all’interno, con l’ausilio di appositi occhiali, sarà possibile immergersi nella ricostruzione 3D in realtà aumentata per meglio comprendere la ricchezza della decorazione oggi ancora solo parzialmente riconoscibile.
Uscendo dalla chiesa sarà possibile ammirare da vicino, sulla parete sinistra, il precedentemente citato “marmo Cecilio”, lastra di Rosso Verona che si ipotizza essere parte di un monumento funebre a tamburo e che reca un’iscrizione funeraria citando un Cecilio, questore e tribuno augustale, deputato alla costruzione del tempio di Giove.
Il progetto, che prende origine dalla tradizione cristiana giunta fino a noi, mira ad affiancare ad essa il dato archeologico che emerge con evidenza all’interno dell’ipogeo della chiesa di S.M in Cortina. Tradizione, fede, e cultura si fondono in un tutt’uno per far memoria di uno dei fatti più straordinari accaduti alla città.